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domenica 5 dicembre 2010

arriva la rivoluzione

arriva la rivoluzione, quando nessuno più,di quanti sono attivi socialmente, culturalmente e politicamente, denunciano, rifiutano, combattono, sovvertono le proposizioni del Grande Pensiero Unico Imperante. Quando il GPUI resta al palo, da solo a chiedersi come mai, nonostante l'azione ad "includere" nelle schiere dei favori; nonostante l'elargizione dei beni privati e pubblici privatizzati in cerchie sempre più ampie di amici, di amici di amici, di conniventi, di conoscenti conniventi e via via, con una infinita catena di S.Antonio. Al palo e chiedendosi come mai! Quando, nonostante le schiere di pennivendoli prezzolati che hanno assistito, e perfino suggerito i modi migliori per selezionare le parole, gli aggettivi, le inquadrature e le telefonate; le benevolenze e le autocelebrazioni da inscenare...quando tutto ciò sarà solo racchiuso nello sgomento, che nessuna bestemmia, nessun raccapriccio contro i turchi e i comunisti potrà scansare da sè, allora avrà compreso che il potere, la tessera piduista, l'appartenenza alle famiglie capitalistiche che bramano, tramano, esagerano, comandano, impartiscono, intrallazzano, hanno trovato di fronte  a sè l'alternativa possibile. Quella donna trascinata in terra da un funzionario di polizia idiota; quei migranti che inflitto dolori indicibili ai loro corpi per non vendere la loro anima e la propria dignità; quelle donne tenaci e impaurite che si sono calate nelle buie viscere di una miniera per imprigionare le loro ossa e liberare il proprio spirito; quelle centinaia di giovani sui tetti e sui più bei monumenti nazionali in rappresentanza e col sostengno attivo di milioni di studenti in tutto il paese; quegli operai che non hanno ceduto: i tre di Melfi, quello incatenato sotto la Regione Lazio, e decine e migliaia che non sono sottostati al ricatto Fiat a Pomigliano o in tanti singoli polverizzati nella Italia produttiva che non sa cosa produce, perchè e per chi...tutte queste persone vere sono l'alternativa che si racchiude di fronte al capo che ha voluto personificare, oltre ogni logica, oltre ogni ego, oltre ogni convenienza della classe a cui appartiene la fine di se stesso. E come nelle migliori commedie all'italiana, caro Mario, questo potente si manifesta infine come un poveraccio. Pieno di potere e di beni materiali che farebbe schifo solo ad un lontano accostamento di paragone col Francesco d'Assisi umano che la storia ci consegna; questo poveraccio nell'anima che ha a brandelli l'intimo spirito, il vacuo essere morale, l'inutilmente patinato ruolo degli affetti paterni; ha poche vie d'uscite personali di fronte a se: non va a Damasco, quindi nessuna folgorazione è da attendersi. Non è un malato terminale, quindi nessuna pietas lo attende. Non ha il coraggio dell'urlo finale, che o la disperazione o la completezza e determinazione della propria personalità non soggetta ad inutili sovrastrutture di cui i seguaci di religioni non possono godere, può adottare. Che farà allora? Solo una squallida uscita di scena...a braccetto con un troione raccattato sotto i platani di un viale al tramonto, per finire il tramonto della propria esistenza senza gioia, senza vita vera mai vissuta, senza rabbia: tutta quella che liberamente appartiene a chi si indigna, si emoziona, si strugge, si compatisce, si dibatte, si interroga, o trova milioni di risposte nella solidarietà umana e sociale. Un amore di appartenenza rivoluzionaria. Una ricchezza e una magnificenza che mille rivoli di tatticismi e mille esercizi di melmosi ruoli di potere non potranno invischiare, ferire, fermare, irretire, distogliere. Perchè noi siamo il futuro, e non giochi di parole sul significato e l'uso puttanesco del lemma; noi siamo la rivoluzione, anche se è passato il 7 novembre e non abbiamo al porto l'Aurora; noi siamo i derelitti e gli ultimi, i non più schiavi: quelli che la rivoluzione l'hanno promessa a Mario e, invece di racchiuderla in solo giorno, la stanno realizzando, utilizzando tutta l'intelligenza e tutta la forza, giorno dopo giorno...ma attenzione: per essere rivoluzione, che non muoia la tensione!

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