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martedì 7 dicembre 2010

KULT KAST (prima parte)

Banalmente, mediato dal "modo" dei tag è un invito a riflettere sulla Cultura (KULT) Castellana (KAST).
In senso profondo, che interpreti gli aspetti di quale sia oggi lo stato della cultura ai castelli romani.
In senso pratico, che mostri come la cultura dei castelli romani "informa" le attivà umane che qui si svolgono.
In senso futurista, che preveda in che modo strumenti attuali, o ancora sconosciuti, possono essere evocativi
per un ruolo della cultura dei castelli romani. Tre temi che si intrecciano, inesorabilmente, col tema quotidiano
del consumo di "cultura". Ovvero di "prodotti culturali". Così come con la presenza/e/o/assenza di attività di
produzione culturale (ciò che nazionalmente e oltre è conosciuta come l'inustria culturale); oppure con quale
tipo di caratterizzazione operano le "agenzie culturali": siano esse istituzionali, di movimento, autoaggregate,
di raccordo extraterritoriale...
Occorrerebbe un evento per approfondire tutto ciò. Propongo di crearlo. Di organizzarlo. Occorerebbe una
fonte autorevole, di discussione permanente, dove l'idea, la proposta, scevra dal corrompimento del suo "consumo"
possa essere messa lì a disposizione di confronto, di sbrindellamento, di verifica logica e negazione del
punto trovato...purchè sia - e qui sta la bontà - una capacità/possibilità/leberalità dell'agire a disposizione di
chiunque voglia misurarsi con ciò.
Una volta, questa ipotetica fonte, era stata individuata nella Università (post sessantotto e settantasette e Pantera
e Onda). Oggi, non si può che confermare questa giusta "tendenza". Ma senza delega alcuna. E sapendo che,
innanzitutto, ai Casteli romani una Università non cè. Qui e là presenze di dipartimenti o di cattedre utilizzate
localmente ma sotto l'egida di CasaMadre. Questo fatto non è secondario, non solo per i fini "pratici", ma per
l'intreccio di come le migliaia di giovani castellani che hanno rapporto di studio/ricerca/costruzione di una propria identità
culturale,alla fine sono un misto di residuo di cultura contadina (diretta, indiretta o solo per conoscenza orale
o addirittura incidentale abitando lì  uno dei comuni che non è il centro della città di roma); congiunto ad
una acquisizione di elementi/comportamenti/contaminazioni dei giovani di città che in un tempo soggettivo
all'incirca uguale per tutti, contribuisce a livellare i sentori, a scegliere le priorità culturali in ogni campo:
da quello ludico (in primis lo spinello e la birra), a quello ludico-impegnato come la musica il rapporto coi media
etc. Di modo che, questo pendolarismo, mentre viene utilizzato anche per mettere a confronto modi differenti
(ed ovviamente vale anche per i giovani operai, impiegati o senza lavoro) di rapportarsi con prodotti e modelli
culturali quotidiani; di fatto restituisce a chi si trova in questa situazione una sorta di piccolo "privilegio" di
vivere due esperienze parallele. Ovviamente, nel concreto non c'è una separzione e un dualismo. Anzi, proprio
per il dettato morfologico dell'azione giovanile si trovano spesso connubi più o meno forzosi di "gruppi",
piccoli gruppi sociali che vengono fatti interagire per le più disparate finalità. Il gruppo del calcetto non coincide in
toto col gruppo della passione mutlimediale; il quale non è fotocopia di quello del gruppo vacanze; che non si
sovrappone con quello col quale si condividono altre passioni (politica, impegno sociale etc). Ciononostante
questa differenzialità ai castelli, per l'oggettiva stanzialità principale di ogni giovane nella parte in cui vive/abita
in un determinato paese, è meno accentuata che per chi vive in città.
Di quì ne può discendere una indicazione, un "imperativo" quasi, per chi ha a cuore, per chi vuole dare un contributo
disinteressato alla salvaguardia culturale dei castelli (se c'è da salvaguardare qualcosa, senza retorica: è un giusto interrogativo); alla messa a disposizione di tutti gli abitanti castellani e di eventuali fruitori eterni, ma soprattutto delle giovani generazioni, di analisi, proposte, dubbi, questioni, che possano essere la "cassetta degli attrezzi" con la quale
una "nuova gioventù" (come direbbe Pasolini) si faccia protagonista per le proprie vite e per la gestione della società.
In senso lato. Non si "gestisce" solo facendo il manager o l'eletto; il campione o il genio. Si gestisce anche partecipando
tutti insieme, ognuno da dove può, all'idea di futuro e di società che insieme si decide di prefigurare sia la propria attuale che la
prossima società realizzata.

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